martedì 7 febbraio 2012

ANTEFATTO

Il mio capo: maschio, ha compiuto 70 anni il 5 dicembre scorso, anche se lui insiste nel dire che ne ha 75 (strano il mondo), alla fine di novembre mi comunica la sua stanchezza e la sua frustrazione sia economica che familiare e io sto li seduta, lo fisso e la mia mente rifeltte su quando la vita sia una bella fregatura. Quest'uomo si è letteralmente spezzato la schiena per cinquantacinque anni solo per mantenere una moglie arricchita e terrorizzata all'idea di perdere contante e un figlio originale, che dopo il matrimonio si è portato in casa una carovana di quattro figli a carico...ma del mio capo naturalmente.
Lo vedo per la prima volta davvero invecchiato e triste all'idea di dover affrontare l'ennesimo anno di crisi nel settore editoriale, lo vedo anche spaventato e per la prima volta mi dice: "Cinzia, io lo so che se mi dovesse succedere qualcosa lascerei tutti nella merda". Già proprio così. 
Però è propositivo e come sempre mi dice che vuole "vendere cara la pelle" oppure che vuole "guardare il mostro negli occhi", dice di voler andare avanti.
Arriva la metà di dicembre e, per la prima volta, mi parla di una possibile riduzione delle ore, subito dopo mi prospetta nuove strade e soluzioni: possibili extra derivanti da vendite di spazi pubblicitari e, con il mutuo da pagare, certo non si schifano le provvigioni. Il mio capo è così, alle 10 vuole chiudere, alle 11 vuole espandersi, il risultato è che tu te ne stai li ad ascoltare, poi ti alzi dalla sedia tramortito, vai nella tua stanzetta e hai la netta sensazione di non aver capito un  cazzo.
Capito o non capito, il mio sensto senso mi dice che è il momento di immergersi nella bolgia dei laureati in comunicazione che cerca qualunque lavoro.
Scritto Curriculum
Scritta accattivante lettera di presentazione
Attivato profilo nei principali siti on line
Letta continuamente la Gazzetta di Parma
Il 3 gennaio rientro in ufficio e, come sempre, mi dice di dimenticarmi di quello che ci eravamo detti, così continuo il mio normale orario lavorativo.
Il 20 gennaio faccio uno dei colloqui più tristi e imbarazzanti della mia vita e mi richiamano il 23 per iniziare un part time pomeridiano al pomeriggio il primo di febbraio. Accetto, nonostante il lavoro, nonostante lo stipendio da fame, nonostante tutto pur di non rischiare di trovarmi senza soldi. Lo comunico al mio capo il quale mi chiede di non accettare questo lavoro e mi promette un aumento e il pagamento degli straordinari.
Ho davvero pensato che stesse tutto voltando in meglio. 
Lunedì 6 febbraio mi ha comunicato che può garantirmi un part time fino a maggio e dopo chiude.

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